COMMENTI | FIVA: «OPERATORI DI FIERE E SAGRE ANCORA ESCLUSI DAI CONTRIBUTI. IL GOVERNO DEVE RIMEDIARE»

Il presidente nazionale di Fiva Confcommercio, Giacomo Errico (nella foto), denuncia il mancato inserimento del Decreto Ristori nulla degli operatori che esercitano in misura prevalente o complementare nelle fiere, sagre ed eventi sportivi o musicali. «Questi ambulanti sono fermi dallo scorso 23 febbraio».

Di seguito il contenuto della lettera inviata da Errico ai viceministri del MEF Antonio Misani e Laura Castelli.

Con il Decreto-legge Ristori, il Governo si è fatto carico di talune situazioni problematiche: debbo purtroppo annotare che, a parte il ristoro per la categoria della ristorazione mobile (codice ATECO 561042), nulla è stato previsto per gli operatori che esercitano in misura prevalente o complementare nelle fiere, sagre ed eventi sportivi o musicali che, invece sono fra i più colpiti dalle restrizioni. I sostanza questi operatori sono fermi dal 23 febbraio e lo stesso DPCM 24 ottobre ha ribadito ancora il divieto di svolgere fiere e sagre. Dunque, non si comprende il perché dell’esclusione di questi operatori dall’ambito dei ristori.

Probabilmente i tecnici che presiedono alla stesura dei testi non conoscono bene il quadro della situazione che mi permetto di seguito di rappresentare.

Il commercio su aree pubbliche opera in due modi essenziali: su concessione di posteggi in mercati o fiere oppure in forma itinerante. I codici statistici sono uguali per tutti gli operatori: 478 commercio su aree pubbliche, 4781 per i prodotti alimentari (con altri quattro sottocodici), 4782 per il vestiario l’abbigliamento e le calzature (con altri due sottocodici) e 4789 per tutti gli altri prodotti non alimentari (con altri sei sottocodici riguardanti la vendita di fiori, chincaglieria e bigiotteria, profumi e cosmetici, articoli per la casa e da regalo, giocattoli, libri e tutte le altre voci residuali). Resta dunque difficile individuare coloro che operano sulle fiere e sugli eventi in misura prevalente ovvero in misura complementare, cioè come estensione dell’ordinaria attività mercatale. Molto spesso, tuttavia, anche le fiere hanno alla base un titolo concessorio pluriennale. e quindi sarebbe possibile individuare con sufficiente approssimazione il numero di soggetti interessati. Allo stesso modo avviene per gli eventi ai quali è interessata la ristorazione mobile (2.886 ditte attive al 30 giugno 2020 secondo i dati Unioncamere). È però possibile, in sede locale, verificando il numero delle fiere e degli eventi soppressi causa Covid, addivenire a forme di ristoro ulteriori.

In realtà non tutti coloro che hanno beneficiato delle indennità e dei contributi a fondo perduto previsti dal DL 34/2020 convertito in Legge 77/2020 sono stati posti sullo stesso piano. Mentre, infatti, gli operatori con concessione di posteggio sui mercati hanno potuto riprendere in qualche modo l’attività, i soggetti di cui sopra – che non hanno concessioni sui mercati ordinari – sono rimasti forzatamente inattivi. E si può ben comprendere in quale stato economico siano e a quali livelli di frustrazione possono arrivare, con conseguenze sociali nefaste.

Mi permetto dunque di avanzare a larghe linee, due proposte operative:

– la prima che dovrebbe allargare la platea dei beneficiari dei ristori di cui all’art.1 del Decreto, e con le medesime modalità, anche i soggetti con codici Ateco 478, 4781, 4872, 4789 che non hanno potuto partecipare a fiere, sagre ed eventi similari, ivi incluse le manifestazioni sportive e musicali, causa cancellazione. Semmai si potrebbe prevedere una scala di gradualità superiore o inferiore a cinque eventi.

– la seconda che dovrebbe provvedere a costituire un fondo finalizzato allo scopo da attribuire alle Regioni e Province Autonome in proporzione al numero delle imprese attive di commercio su aree pubbliche. Le regioni, infatti, conoscono meglio sia il territorio sia le caratteristiche delle imprese operanti.

– come corollario delle due proposte occorrerebbe ricomprendere gli operatori in oggetto nei benefici di cui agli articoli 8 (crediti d’imposta per canoni di locazione di immobili ad uso non abitativo) e 9 (cancellazione della seconda rata IMU), con le medesime modalità.

Mi rendo conto che bisognerebbe trovare anche la copertura economica. Penso che con 50/60 milioni si riuscirebbe a ristorare significativamente la platea dei soggetti interessati.

Mi auguro di essere riuscito a spiegare, in modo sintetico anche se banale, la reale situazione di una larga fascia di operatori e come i pure buoni propositi, non abbiano condotto a soluzioni utili ma ad esclusioni errate, certamente ingiuste, incomprensibili e suscettibili di accendere una sacrosanta protesta. I nostri operatori sono allo stremo e non capiscono le disparità di trattamento.

Vi prego quindi di voler esaminare la possibilità di eventuali emendamenti al Decreto. Per quanto ci concerne, provvederemo a segnalare anche ai parlamentari la necessità di un adeguamento delle disposizioni.