LEGISLATIVO | APPROVATO IL “RISTORI TER”: INDENNIZZI ANCHE PER IL COMMERCIO AL DETTAGLIO DI CALZATURE E ACCESSORI

Il governo ha varato il terzo decreto ristori e una richiesta di scostamento di bilancio al Parlamento da 8 miliardi che servirà a finanziare a stretto giro un quarto decreto per gli indennizzi alle attività economiche colpite dalle misure restrittive anti-Covid. Il decreto ter, che garantirà ristori in automatico alle regioni che cambiano fascia di rischio, mette in campo oltre 1,4 miliardi per rifinanziare il fondo previsto dal decreto bis per i contributi a fondo perduto da destinare ai settori colpiti.

Il decreto “ristori ter”, e il conseguente scostamento di bilancio di 8 miliardi, verrà approvato dalla Camere il prossimo giovedì 26 novembre.

Nella lista dei codici Ateco delle attività economiche penalizzate che riceveranno gli indennizzi perché in zona rossa entra anche il commercio al dettaglio di calzature e accessori. I negozi di scarpe avranno un ristoro del 200% rispetto a quanto previsto in precedenza.

Viene quindi rafforzata anche la dote per il credito d’imposta per affitti commerciali; cancellazione della seconda rata Imu; estensione della proroga del versamento Irpef, Ires e Irap per autonomi e partite Iva; sospensione dei versamenti tributari e dei contributi previdenziali; congedo per i genitori con i figli a casa a causa della chiusura delle scuole e il bonus baby sitter.

La FEDERAZIONE MODA ITALIA-CONFCOMMERCIO si dice soddisfatta per l’accoglimento delle sue richieste. I negozi di calzature che hanno subito restrizioni nelle zone rosse e che erano stati esclusi dal Decreto Ristori bis potranno così accedere al contributo a fondo perduto e alle altre misure come, ad esempio, il credito d’imposta del 60% dell’affitto per i mesi di ottobre, novembre e dicembre.

Per il presidente Renato Borghi si tratta di «un doveroso segnale di attenzione al settore moda, che vive di stagionalità e, già in forte sofferenza, subisce restrizioni nel momento più importante dell’anno. Al governo chiediamo però di indennizzare anche i negozi di camicie e maglierie che, pur essendo chiusi, inspiegabilmente non rientrano ancora tra i beneficiari delle misure. Vogliamo poter esercitare il nostro diritto di fare impresa e di lavorare. Servono, però, ristori congrui e a geometrie variabili anche nelle aree arancioni e gialle, altrimenti si correrà il rischio di perdere per sempre una parte importante di un tessuto d’imprese che s’intreccia, come trama e ordito, nel futuro delle nostre città. I nostri negozi, infatti, fanno vivere le comunità, illuminando animi e strade, offrendo sicurezza, decoro, cordialità e relazioni sociali».