LEGISLATIVO – COMUNICAZIONI | RISTORI, FONTANA SCRIVE AL PREMIER: «CONTRIBUTI A TUTTE LE CATEGORIE DANNEGGIATE DALL’EMERGENZA COVID»

Di seguito la lettera inviata nella giornata di ieri (5 novembre) dal Governatore lombardo, Attilio Fontana, al Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte e, per conoscenza al ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri e al ministro della Salute Roberto Speranza

OGGETTO: richiesta ristori per le categorie maggiormente danneggiate a seguito dell’emergenza Covid-19.

Onorevole Presidente, la rapida evoluzione del quadro epidemiologico impone decisioni gravose sempre più difficili da contemperare ai bisogni del tessuto economico del Paese e sono cosciente dell’evoluzione del quadro epidemiologico e dei conseguenti oneri che comporta.

I miei più recenti atti, nel loro consueto rigore dettato dall’ottemperanza alle indicazioni degli organismi tecnico-scientifici, hanno sempre perseguito la tutela e il rispetto dell’attività imprenditoriale di coloro che hanno fatto, e continuano a fare, ogni sforzo per rendere le proprie attività sicure ottemperando alle linee guida dell’Istituto Superiore della Sanità e del Ministero della Salute.

Come a Lei è ben noto, ho rappresentato sia nella sede della Conferenza delle Regioni, sia nel confronto con il Governo, la portata delle misure da Lei adottate nell’ultimo DPCM e della necessità di predisporre immediati i ristori per le categorie maggiormente danneggiate. Così come ho chiesto al Governo, anche la mia Regione, con le risorse a disposizione, intende intervenire in tal senso.

Per esempio, il rapporto di CONFCOMMERCIO LOMBARDIA stima che la stretta anti-Covid imposta dall’ultimo DPCM agli esercizi pubblici costerà 860 milioni di euro al mese. Una perdita colossale: «L’obbligo di chiusura alle 18 – sottolinea Confcommercio Lombardia – impatterà in maniera disastrosa sui bilanci di ristoranti, bar, pub e pubblici esercizi di tutta la regione. Significa mettere in ginocchio attività che stanno già subendo un crollo per il pranzo dovuto allo smart working e all’assenza del turismo internazionale, e che ora non possono lavorare neppure per la cena. Di fatto, per il settore, si tratta quasi di un lockdown. Un bar che lavora principalmente per l’aperitivo e la sera, perderà il 95% dei ricavi, mediamente oltre 25 mila euro al mese. Un ristorante vedrà sparire l’85% dei ricavi, in media 35 mila euro ogni mese. In totale, i bar che in Lombardia concentravano l’attività dopo le 18 perderanno 190 milioni, i ristoranti 638 milioni. 33 milioni la perdita per gli esercizi che lavorano principalmente di giorno. Si rischia l’effetto valanga sull’occupazione in un settore – rileva Confcommercio Lombardia – che in Lombardia dà lavoro a oltre 150 mila addetti. Non solo pubblici esercizi: a soffrire per la stretta normativa – ricorda Confcommercio Lombardia – saranno più settori del terziario lombardo già duramente provato».

Inoltre, mi preme ricordare le attività collegate alle fiere che subiscono inevitabilmente i riflessi delle disposizioni nazionali e il sicuro annullamento degli eventi fieristici della prossima annualità, compreso l’indotto che tali manifestazioni comportano.

A tutte le imprese, agli artigiani, ai commercianti è stato chiesto di attenersi ai protocolli e alle linee guida per contenere la diffusione del virus. Oggi, dopo alcuni mesi, gli si chiede di nuovo di chiudere o di diminuire drasticamente il volume d’affari, senza distinguere tra chi le regole le rispetta e chi invece no.

Ora si tratta di fare scelte efficaci e comprensibili per i cittadini, nello spirito della leale collaborazione istituzionale fra i diversi livelli di Governo che ha contraddistinto sin qui il nostro lavoro.

In base al quadro legislativo nazionale, le regioni possono indebitarsi solo per la realizzazione di investimenti pubblici, non possono cioè contrarre debiti per fini diversi da quelli che fanno crescere il patrimonio pubblico e quindi non ci è concesso ricorrere ad indebitamento né per le spese correnti, né tantomeno, per sostenere gli investimenti diretti ai privati.

Regione Lombardia ad aprile, in pieno lockdown, ha approvato “interventi per la ripresa economica” con l’obiettivo di rilanciare gli investimenti pubblici con la previsione di contrarre debito, con riferimento alle effettive esigenze di cassa, anche attraverso emissioni obbligazionarie, per un ammontare ad oggi pari a 4 miliardi di euro. L’attenta gestione del cash flow ha finora consentito di non attivare il ricorso al mercato del credito facendoci risparmiare sia sul versante della spesa per interessi che per quanto riguarda la quota capitale.

Il progetto di legge Piano Lombardia approvato dal Consiglio Regionale il 4 maggio 2020, ha messo a disposizione dei 1.507 comuni e delle 11 province 400 milioni di euro per il 2020 da destinare ad opere di interesse territoriale. Con la legge di assestamento al bilancio di luglio abbiamo potenziato l’esposizione all’indebitamento così da far crescere il programma per il rilancio a 3,5 miliardi a valere sul triennio 2021-23 destinando risorse a opere infrastrutturali strategiche quali, per esempio, quelle connesse alle Olimpiadi invernali 2026 sia sul versante della accessibilità che della sostenibilità ambientale in linea con le indicazioni della Commissione europea per il Green new deal. La manovra di bilancio per il 2021 potenzierà il programma con ulteriori 500 milioni di euro.

Inoltre, Regione Lombardia si è da subito attivata per il sostegno alle attività più colpite dalla crisi promuovendo, anche attraverso la propria società Finanziaria Finlombarda SpA, misure per il supporto:

  • alla liquidità delle imprese per circa 1,4 miliardi di euro attraverso i fondi Credito adesso, Credito adesso “covid-19”, Più credito liquidità, Più credito fornitori, Controgaranzie, Credito di funzionamento agricolo;
  • agli investimenti per circa 1,1 miliardi di euro attraverso le linee di intervento Al via, Linea Innovazione, Minibond, Syndicated Loans, FRIM FESR 2020; Linea R&S per aggregazioni.

A seguito dell’emergenza COVID-19 è stata attivata una “moratoria regionale” che consente a tutti i soggetti che hanno in essere un finanziamento con Regione Lombardia o con Finlombarda SpA di sospendere il pagamento della quota capitale o di allungare la scadenza fino al 100% della durata residua dell’ammortamento dei finanziamenti in essere al 31 gennaio 2020.

È di palmare evidenza che una pubblica amministrazione come la nostra che ha chiuso il 2019 con un avanzo di 115,933 milioni di euro, che ha un rating superiore allo Stato sovrano, che ha sempre contribuito al conseguimento dei saldi di finanza pubblica e che, in sostanza, ha una solidità finanziaria che gli investitori apprezzerebbero, potrebbe fare ancora di più e meglio se le norme glielo consentissero.

Il recente accordo per la riprogrammazione dei fondi comunitari FESR e sull’FSE per 5,4 miliardi a valere sui PON e per 5 miliardi a valere sui POR di cui la mia regione è stata convinta fautrice, ci ha consentito di utilizzare risorse europee per l’emergenza sanitaria, economica e sociale e accelerare la spesa a testimonianza di come la leale collaborazione tra Stato e Regioni ha consentito di liberare nuove risorse per la crescita economica.

In tale ambito, Le sottolineo la strategicità dei contenuti dell’accordo tra Stato e Regioni in corso di definizione che, a fronte della necessità di realizzare opere pubbliche per la messa in sicurezza degli edifici e del territorio, di adottare misure opportune in materia di viabilità e per la messa in sicurezza e lo sviluppo di sistemi di trasporto pubblico anche con la finalità di ridurre l’inquinamento ambientale, per la rigenerazione urbana e la riconversione energetica verso fonti rinnovabili, per le infrastrutture sociali e le bonifiche ambientali, prevede l’assegnazione di ulteriori contributi per investimenti per il periodo 2021-2034, di cui all’articolo 1 della legge 30 dicembre 2018, n. 145.

Ugualmente, ancor più acuito dall’emergenza che stiamo fronteggiando, è imprescindibile incrementare il livello delle risorse da destinare agli interventi di edilizia sanitaria e di ammodernamento tecnologico di cui all’articolo 20 della legge n. 67 del 1988.

Così come i Regolamenti europei 2020/460 e 2020/558 hanno introdotto ampi margini di flessibilità nell’utilizzo dei Fondi Strutturali al fine di contrastare efficacemente l’emergenza sanitaria, economica e sociale causata dalla pandemia Covid19 sono a chiederLe di fare tutto il possibile affinché anche le altre PA possano fare “sistema” per fornire risposte adeguate all’emergenza e quindi a sostegno delle categorie colpite. Ad esempio, permettendo che eventuali risparmi su risorse già assegnate dallo Stato con destinazione specifica possano essere utilizzati per le finalità sopra evidenziate alla sola condizione che non sussistano obbligazioni sottostanti; ovvero, altresì garantendo maggiore flessibilità nell’uso delle risorse dell’incremento del fabbisogno sanitario nazionale standard, stante le diverse modalità organizzative dei servizi sanitari regionali, comunque mantenendo la finalizzazione delle risorse ad assicurare la gestione dell’emergenza sanitaria.

Certo della Sua comprensione ed in attesa di conoscere le determinazioni del Governo, Le porgo i miei più distinti saluti.

IL PRESIDENTE Attilio Fontana